Silybum marianum - Cardo mariano

Silybum marianum

Nome comune: cardo mariano

Famiglia: Asteraceae

Genere: Silybum

Specie: S. marianum

Habitus: erbacea biennale

Fusto: eretto e vigoroso, striato e ramificato nella parte superiore; nel primo anno produce  una rosetta di foglie basali, nel secondo anno sviluppa il fiore.

Foglie: le basali sono picciolate, coriacee, lunghe sino a 40 cm, il margine è ondulato e sinuato-lobato con spine robuste; la lamina è brillante, verde scuro variegato di bianco, glabra. Le foglie superiori sono dentate, ovali o oblunghe, orlate di spine gialle.

Fiori: ermafroditi sono riuniti in grandi capolini globosi all'apice dei fusti. Le bratee dell'involucro sono robuste, glabre, dentate e spinose terminanti con un aculeo ricurvo; le corolle tubulose sono porporine, raramente bianche.

Frutti: sono acheni, obovato-compressi, neri, lucidi e glabbri.



Aspetti fitoterapici

Parti utilizzate: frutti maturi
Principi attivi: silimarina un flavonoide costituito da tre molecole: silibina, silicristina, silidianina; fitosteroli, zuccheri semplici e complessi; vari flavonoidi, tiramina, un olio essenziale, saponine, vitamine C, E, K; istamina e mucillagini.
Proprietà: epatoprottetrici e rigenerante l'epatocita (rigenera le cellule epatiche), antiossidanti, spasmolitiche, anticirrotiche, incrementa la montata lattea.
Azioni: gli estratti di cardo mariano (principalmente estratto secco titolato 70-80% di silimarina, dose giornaliera 420 mg) sono in grado di contrastare i danni indotti da diverse sostanze chimiche che hanno effetti epatotossici come ad esempio:  il tetracloruro di carbonio, l'alcool, il paracetamolo, vari composti tossici e molti farmaci. Sono in grado di proteggere e rigenerare la membrana delle cellule epatiche anche in casi da avvelenamento. L'azione antiossidante è ritenuta efficace anche in casi di intossicazione epatica dovuta al abuso di alcool, è utile in caso di cirrosi epatica, epatiti, intossicazioni alimentari, intossicazione da farmaci... Ha azione antinfiammatoria. I componenti della pianta sono in grado di stabilizzare i livelli di glutadione non solo nel fegato, ma anche in stomaco ed intestino.
La grande quantità di bioflavonoidi (fitoestrogeni) regolano la produzione ormonale femminile, e nelle puerpere stimola la produzione di latte.




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